lunedì 16 dicembre 2013

Regalare un libro a Natale

Natale è ormai alle porte. Presto arriveranno le cene in famiglia e si rivedranno zii, nonni, figli (?) cugini, nipoti e parenti acquisiti. E, come sempre, molti di noi si ridurranno all'ultimo momento per procurarsi gli ultimi regali.



Prima o dopo, la disperazione vi farà venire in mente la "possibilità-libro". Certo, un libro è sempre un bel regalo a Natale: ce ne sono di tutti i tipi, sono poco ingombranti, costano meno di altri regali possibili e, cosa da non sottovalutare, potete comprare in un solo negozio il regalo per TUTTE le persone che ancora dovete coprire. Ecco fatto, siete davanti alla vostra libreria rutilante di addobbi e allestimenti luccicanti. Ma quale libro scegliere?

Pensate alla persona a cui regalerete il libro. Avete varie possibilità:
1) Il libro che quella persona desiderava.
2) Un libro di cui avete parlato con quella persona, e che aveva solleticato la sua curiosità.
3) Un libro che potrebbe piacerle o di cui avrebbe bisogno.

Se tra gli scaffali vedete uno dei casi 1 e 2, allora probabilmente è la scelta migliore. Ma molto spesso ci troviamo invece a guardare gli scaffali con quel grande e vaghissimo "3" dipinto sul volto, seguito da un punto interrogativo grande come una pala da neve. Ma, a questo punto, ci sono alcune cose da considerare prima di gettarsi in un acquisto alla cieca:

1) I libri pubblicati sotto Natale sono quelli a più alto rischio cazzate. Perché? Perché a Natale tutti comprano dei libri, anche gli analfabeti e le scamorze affumicate. Libri ad alto contenuto di idiozia che farebbero storcere il naso a qualunque persona con un normale livello di intelligenza, a Natale intasano gli scaffali come le influenze stagionali intasano le gole. Siate consapevoli che a Natale le case editrici cessano di rivolgersi a un pubblico di QI sopra a 100 per rivolgersi invece a chiunque abbia 12 euro nel portafogli.

2) Le campagne pubblicitarie soprattutto a Natale puntano a vendere i libri più commerciali. Quali libri saranno oggetto degli allestimenti più massicci, dei cartelloni più brillanti e dei posizionamenti più visibili sotto Natale? Uno potrebbe pensare che siano i migliori libri fra le novità; beh, non è affatto così. Chi ama i libri li compra per tutto l'anno; chi li compra a Natale non li compra per leggerli, ma per regalarli. Fate bene attenzione a non assecondare la pubblicità natalizia. Vi verranno proposti libri dozzinali, banali, che hanno poco da offrire a parte una copertina ammiccante e strilli altisonanti sul numero di copie vendute (solitamente falso). Meglio prendere in mano i libri di cui sono presenti un numero inferiore di copie: è improbabile che appartengono alla schiera dei drogati natalizi.

3) Fabio Volo non è il più grande scrittore d'Italia. L'editoria italiana sta attraversando un periodo di crisi mostruosa. Un tempo i grandi editori dicevano: "Con gli introiti dei libri commerciali venduti dalla mia casa editrice, finanzio progetti di qualità". Oggi invece dicono: "Già vendono poco i libri commerciali. I progetti di qualità li sacrifichiamo, e magari qualcuno di quelli commerciali lo travestiamo da libro d'autore." Significa che abbiamo superato il punto di non ritorno, che per la letteratura italiana non c'è più scampo? Non ancora, per fortuna. Ma ora tutto è più markettizzato. Libretti come "La strada verso casa" vi verranno proposti come colti, libracci come "La verità sul caso Harry Quebert" vi verranno spacciati per capolavori. In generale, si avrà un alto grado di falsità pubblicitaria.




Va bene, ma allora come si sceglie?

Tenete a mente la persona a cui fate il regalo; Per quanto ovvia, questa è la prima raccomandazione. Quando fate la vostra scelta cercate di badare il meno possibile a tutto quello che vi distrae dal libro in sé. In generale, sarebbe salutare diffidare di tutto ciò che in questo periodo di recessione vi suona troppo entusiasta:

Approcciatevi ai libri come fareste con dei potenziali partner in un sito di incontri online. 

La rivelazione dell'anno (Giornale importante)
Mi ha fatto battere il cuore (Scrittore famoso) 
Il libro che cambierà le regole dell'editoria (Noto giornalista culturale).

Questi sono strilli pubblicitari che si possono leggere dietro qualunque libro drogato, e in particolar modo su quelli natalizi. Se fossimo su un sito di incontri, sarebbero il corrispettivo delle seguenti frasi di profilo:

Diciottenne vogliosa cerca cinquantenne con la pancetta.
Mezza giapponese, mezza brasiliana, tutta insaziabile. 
Sono una modella di intimo e cerco l'amore. Non voglio un uomo bello o ricco, mi basta che sia dolce.


Le probabilità che la realtà assomigli all'immagine qui sopra sono pericolosamente alte. Per evitare brutte sorprese, meglio passare oltre. Toh: Sono Luisa e studio Lettere, cerco nuove amicizie. Finalmente qualcuno che probabilmente è ciò che dice di essere. Vediamo che succede a scriverle un messaggio; si parte da un'amicizia ma da cosa nasce cosa no? :D Esattamente la stessa cosa vale coi libri.

Qualche idea pratica per regalare un libro un po' diverso?

Personalmente non amo la poesia e salvo casi eccezionali non regalerei un saggio per Natale; d'altra parte, c'è un vasto sottobosco di splendide opere narrative italiane che aspettano solo di avere una possibilità. Intanto, non giudicate o disdegnate un libro solo perché appartiene a un genere letterario o viene da una casa editrice piccola o sconosciuta. Ma soprattutto ricordatevi che non ci sono solo i romanzi: aprite la mente a generi di acquisto che solitamente non considerereste. Fatevi consigliare dal libraio di fiducia qualche buon libro di storie brevi: in Italia i racconti sono snobbati maledettamente senza ragione. Oppure date un'occhiata al reparto Graphic novel e prendete tra le mani le opere di tre differenti autori italiani a vostra scelta. Se potete, date una possibilità anche a quegli autori che non occupano uno scaffale da soli. 
Probabilmente scoprirete cose che non sognavate neppure. 

Siamo ai saluti! Vista la sfortuna che mi affligge in queste settimane, cedo la parola a uno dei film natalizi che hanno segnato la mia infanzia, Mamma ho perso l'aereo!


Visto il tono dell'augurio, lo dedico in modo speciale a Luke, Gatto e Furlanaccio.

giovedì 5 dicembre 2013

Aggiornamento Dicembre 2013

Il mese di novembre si è chiuso solo da alcuni giorni, ma sono sicuro che sarà difficile da dimenticare per 6 motivi:

1) I miei meravigliosi baffi. It's Movember, guys!


2) Il mio romanzo. Dopo mesi e mesi di approfondite ricerche storiche, finalmente il 5 novembre 2013 mi sono costretto davanti al PC e ho iniziato a scrivere la mia storia. Il progetto internazionale del NaNo writing month mi ha aiutato a restare concentrato. Nell'arco di 30 giorni ho scritto le prime 90 pagine. Forse avrebbero potuto essere di più, ma sono molto soddisfatto di come sono uscite. Spero di riuscire a produrre le altre 210 entro la metà di febbraio, come pianificato. Nuovi aggiornamenti seguiranno, per chi volesse seguire gli sviluppi della mia avventura nel medioevo lombardo. ^_^

3) Finalmente ho affronto le lussazioni frequenti alla spalla destra e ho prenotato un'operazione risolutiva. Per questo problema avevo dovuto interrompere la pratica delle arti marziali, quindi la questione mi sta particolarmente a cuore. E tuttavia, significa che dal giorno dell'operazione, Venerdì 13 dicembre (BRRR...), fino a metà gennaio avrò un braccio praticamente inservibile. Non potrò guidare, non potrò trasportare pesi, dovrò fare solo il movimento indispensabile e avrò difficoltà a digitare sulla tastiera. Il romanzo? Ho approntato un programma di dettatura digitale che supplirà alla mia mancanza convertendo la mia voce in parole scritte. Non sarà la stessa cosa, ma meglio di niente!

4) Ho letto ad alta voce Capolinea, il racconto urban fantasy pubblicato nella raccolta Dieci passi nell'aldilà (Liberodiscrivere). Gli amici del canale web Twentyz radio mi hanno messo a disposizione la loro abilità e i loro strumenti di incisione, letteralmente, per dare voce a quello che finora è stato il mio racconto di punta. Ci abbiamo messo un pomeriggio intero ma è stato divertentissimo! :D Non so quanto ci vorrà perché l'audiolibro sia pronto, pubblicherò le novità. Ne abbiamo anche approfittato per discutere i dettagli del nostro progetto Racconti ad alta voce.

5) Mia mamma ha partecipato alla trasmissione Sconosciuti su RAI 3 per parlare delle dolorose esperienze passate dalla nostra famiglia. Chi mi conosce sa (o immagina) cosa abbiano significato quegli anni per me e i miei fratelli; io amo più di ogni altra cosa la serenità, per questo ho scelto di  non partecipare a quella trasmissione, anche se poteva essere un'occasione per farmi pubblicità. Avrei fatto volentieri a meno di mettere a repentaglio gli instabili equilibri su cui si regge la mia famiglia; d'altra parte sono il primo a riconoscere l'importanza della parola e della denuncia. Se quella trasmissione ha fatto stare meglio mia madre e mio fratello (che ha voluto partecipare a sua volta), sono solo contento per loro. Ciascuno si confronta con il passato nel modo e nel momento che preferisce. Io conosco il mio approccio alla questione, quello degli altri non lo giudico. Lascio le considerazioni a chi vuole farle.

6) Infine, per chiudere con una buona notizia, novembre mi ha portato una vera e propria valanga di conferme e successi letterari!

  • Tutto è cominciato con il concorso Chrysalide, organizzato nientemeno che da Mondadori. Su oltre 700 partecipanti divisi in cinque sezioni, sono risultato uno dei 5 finalisti grazie al racconto di fantascienza Succo d'Insetto, ambientato in una Vicenza sotterranea all'alba della fine del mondo. A inizio novembre ero a Lucca alla proclamazione dei vincitori. La dea bendata non mi ha sorriso più di così, ma ho fatto conoscenze interessanti e posso comunque fregiarmi dell'ottimo piazzamento.
  • Due settimane dopo Lucca, ecco i risultati di un altro agguerritissimo concorso a cui avevo partecipato mesi fa: indetto da Nero Press Edizioni, trattavasi del Premio Polidori per la letteratura horror. Il mio racconto Il bello della diretta, che mescolava ipnosi e zombie nel calderone di una Milano impazzita, si è aggiudicato una medaglia d'argento!
  • Nel frattempo, al corso di scrittura creativa che da ormai un anno frequento presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, avevano richiesto la parte iniziale di un romanzo da esaminare e commentare in classe. Non potevo che sottoporre l'inizio del romanzo che stavo stendendo. Grandissima la tensione: prima di me, l'insegnante (il famoso Raul Montanari) aveva già abbattuto parole a mannaia sugli incipit dei miei compagni di corso, senza risparmiare nemmeno quelli più bravi. Lietissima sorpresa sentirgli dire "Eccellente l'ambientazione, vale il biglietto" e "la scrittura è ordinata ed elegante, pressoché impeccabile". Pur non essendo d'accordo sul secondo punto - del resto è una prima stesura, ancora da rivedere sul piano stilistico - è stata una fantastica conferma. 
  • Ultimo in ordine cronologico ma primo per risultato, nella gara Matrix Anthology organizzata dal grande Diego Di Dio per conto di Homo Scrivens è stato vincitore assoluto il mio racconto Prologual Rhapsodix. Il tema della gara? Storie brevissime basate sulla trilogia dei film di Matrix. Per me, tutto era cominciato con questo pensiero: "Che cacchio potrei mai aggiungere all'universo di Matrix, che è un concentrato di ogni figata mai concepita dall'uomo?" E in effetti pensateci: dalla filosofia alle armi da fuoco, dalle leggende sul sovrannaturale al cyberpunk, e poi amore, libero arbitrio, arti marziali, teorie complottiste, inseguimenti in auto, superpoteri, una realtà fittizia da cui risvegliarsi e chi più ne ha più ne metta. C'è praticamente tutto. Intanto andava la playlist del cazzeggio, e la riproduzione casuale decideva che dovevo ascoltare Bohemian Rhapsody dei Queen. Cliccate sul link e ascoltate le prime quattro frasi:


Is this the real life?
Is this just fantasy?

Caught in a landslide,
No escape from reality.

Dai, non avreste pensato anche voi che sembrasse fatto apposta per Matrix? :D Io ho pensato: "Puttana Eva, ecco cosa manca a Matrix: i Queen!" Quindi mi sono messo a riscrivere B. R. in chiave matrixosa, intervallando righe dal testo della canzone con brani scritti da me, in modo che il tempo di lettura dei brani fosse più o meno lo stesso della parte di canzone che sovrascrivevano. Poteva uscire una boiata colossale, ma pare che anche questa volta la fortuna sia stata dalla mia parte! :D Hurrah!!!



Cosa porterà questo dicembre? La mia prima operazione chirurgica, la mia prima anestesia totale, un Natale in famiglia più teso del solito, un romanzo da portare avanti e un lavoro milanese da trovare. Il resto, lo sa il cielo. 

Mi sa tanto che la pacchia è bell'e finita. E non ho nemmeno più i miei bellissimi baffi.
Stupido dicembre. 

Ma non è il momento di farsi prendere dal magone. Facciamo un respiro profondo, teniamo uno sguardo critico su noi stessi e concentriamoci solo sui problemi che possiamo risolvere. Non esiste ostacolo più duro del cranio di una persona determinata. E io sono già svampito e ho la memoria di una bistecca di alpaca: non ho alcun motivo per andarci leggero con le testate. 

Un grande saluto agli amici e i famigliari che hanno fatto il tifo per me in questo periodo di grande attività e scarsa presenza sociale. Non ce l'avrei fatta senza di voi. 

Alla prossima!

venerdì 29 novembre 2013

La verità sul caso Harry Quebert - Recensione

La verità sul caso Harry Quebert

Autore  traduttore: Joël Dicker  V. Vega
Numero di pagine: 779 pagine
Genere: Giallo
Prezzo di copertina: 19.50 euro
Editore: Bompiani (Narratori Stranieri Bompiani)
Anno: 2013

AVVISO: per meglio comprendere la struttura della recensione, rimando alla "guida alle recensioni" 

Recensione 

Esploso come il caso editoriale dell'anno 2013 e caldissimamente consigliatomi da S. (mamma della mia ragazza), ho evitato questo libro per alcuni mesi. A un certo punto mi è capitato di leggere una recensione entusiastica per questo secondo romanzo di Dicker, autore svizzero della mia età e già best-seller internazionale. Non mi fidavo molto di quella recensione, ma forse mi sbagliavo e in ogni caso volevo avere un argomento di conversazione con S. durante il viaggio in Grecia.
Ecco il riassunto della storia, direttamente dal sito Bompiani:

Estate 1975. Nola Kellergan, una ragazzina di 15 anni, scompare misteriosamente nella tranquilla cittadina di Aurora, New Hampshire. Le ricerche della polizia non danno alcun esito. Primavera 2008, New York. Marcus Goldman, giovane scrittore di successo, sta vivendo uno dei rischi del suo mestiere: è bloccato, non riesce a scrivere una sola riga del romanzo che da lì a poco dovrebbe consegnare al suo editore. Ma qualcosa di imprevisto accade nella sua vita: il suo amico e professore universitario Harry Quebert, uno degli scrittori più stimati d’America, viene accusato di avere ucciso la giovane Nola Kellergan. Il cadavere della ragazza viene infatti ritrovato nel giardino della villa dello scrittore, a Goose Cove, poco fuori Aurora, sulle rive dell’oceano. Convinto dell’innocenza di Harry Quebert, Marcus Goldman abbandona tutto e va nel New Hampshire per condurre la sua personale inchiesta. Marcus, dopo oltre trent’anni deve dare risposta a una domanda: chi ha ucciso Nola Kellergan? E, naturalmente, deve scrivere un romanzo di grande successo. 

Già dopo le prime righe ho iniziato a farmi un'idea del perché S. voleva che leggessi quel libro. Sia l'autore che il protagonista del giallo erano ragazzi della mia età ed entrambi avevano l'ambizione e la passione (loro con un successo decisamente maggiore del mio) per la scrittura.

Una cosa che forse S. non sapeva, è che anch'io tra le varie figure di riferimento ho una persona che considero a tutti gli effetti il mio mentore di scrittura e un po' anche nella vita: il protagonista Marcus Goldman ha Harry Quebert, io (nickname da forum) ho Cattivotenente. La cosa mi ha fatto subito sorridere: più immedesimazione di così!

Prima di leggere il romanzo, molti pregiudizi erano scaturiti dalle massive campagne pubblicitarie: temevo potesse trattarsi di un libro mediocre dal successo drogato, come i tanti che affollano le librerie ai nostri giorni.
Non mi sbagliavo affatto; ma nonostante questo, posso dire che la lettura è stata estremamente utile: da "lettore forte" da oltre venti libri all'anno, mi ero un po' troppo abituato a leggere soltanto i libri che piacevano a me (salvo quelli che leggo per lavoro, non sempre belli) e avevo un po' perso il contatto con il livello medio del romanzo di successo.
Quando alla fine della lettura ho esposto la mia analisi e le mie perplessità a S., donna intelligente e amante della lettura, lei mi ha letteralmente dato del "cagone": il libro secondo lei era molto valido. Per me è stata una rivelazione. Lei chiaramente non vedeva le cose che vedevo io. Ma tra noi due, io ero uno che di mestiere faceva le pulci ai libri. La lettrice vera, quella che comprava i libri e li leggeva, invece, era lei: dunque ero io che non vedevo le cose che vedeva lei. Appena mi sono accorto della mia mancanza, mi sono messo ad analizzare il libro sotto ogni aspetto, alla ricerca della soluzione dell'enigma. 


Quadrivio 

Personaggi: (-2) 
I personaggi di questo libro sono numerosissimi. Quasi ciascuno di loro ha un passato che viene dettagliatamente descritto nel corso del romanzo, e tra i molteplici collegamenti fra di essi, una piccola parte sono rilevanti all'effettiva risoluzione del grande mistero. Analizziamo un qualunque personaggio ricorrente: il sergente Gahalowood, che conduce le indagini dopo il ritrovamento di Nola nel 2008. Un paio di pagine dopo la sua entrata in scena, ecco una frase che mi è rimasta impressa per tutto il racconto:

Ben presto mi sarei reso conto che il sergente Gahalowood era un tipo tanto burbero quanto cocciuto. 

Bene, se lo dice il narratore, mi aspetto di accorgermene a mia volta. Peccato che nel corso del libro questo personaggio non sia affatto cocciuto o burbero, per quanto sia visibile al protagonista: gli svela indagini ed elementi riservati, bastano poche parole del protagonista per fargli cambiare idea ed è quasi sempre disponibile a lasciarsi manovrare. A rigor di logica, è davvero "tanto burbero quanto cocciuto", nel senso che non è nessuna delle due cose. Io avrei direttamente evitato una frase del genere, ma se proprio, per non mentire al lettore avrei dovuto scrivere:

Ben presto mi sarei reso conto che il sergente Gahalowood era uno di quegli uomini dal cuore tenero a cui piace darsi un'aria da duri. Sarebbe stato estremamente disponibile per tutta l'indagine. 

Si legge in controluce, per un personaggio debole come questo, il tentativo posticcio dell'autore di creare un'aspettativa tesa, caricata ulteriormente dal fatto che sia un nero di gigantesche dimensioni (elementi di caratterizzazione che peraltro non hanno alcuna incidenza sulla storia e sul personaggio).

Gahalowood è solo una goccia nel mare, e non è nemmeno il caso peggiore. Per una serie di motivi, la mia valutazione è di grave insufficienza per la maggior parte dei personaggi della vicenda (Quebert, i poliziotti, Il padre di Nola, Luther e moltissimi abitanti di Aurora) di sufficienza altalenante per due o tre personaggi (tra cui Marcus Goldman e Nola Kellergan) e un po' sopra la sufficienza per alcuni personaggi di contorno, nelle cui vicende private sono nascoste piccole "chicche" e trovate valide (come per i genitori di Jenny Quinn), ma sono macchie di leopardo che non intaccano la validità delle seguenti considerazioni generali: i personaggi di questo libro sono piatti, stereotipati e spesso incoerenti. I due "pazzi" della vicenda hanno, nel complesso, uno scarso grado di credibilità psicologica.

Ambientazione: (0)
Molta attenzione è prestata a locazioni ed elementi della cittadina americana di Aurora, un luogo privo di peculiarità ma generalmente coerente e con una certa dose di dettagli immedesimativi. Nei punti migliori, le atmosfere ricordano quelle di Twin Peaks (a volte troppo). Generalmente, c'è poco o nulla di Aurora o degli altri luoghi che rimanga impresso nella memoria del lettore.

Dialoghi: (-2)
Uno degli aspetti più sgradevoli della faccenda. L'autore è sufficientemente arguto da far sorridere di tanto in tanto quando a parlare è il suo protagonista, e lo stile in cui sono scritti i dialoghi è tale da scorrere velocemente senza mai far soffermare il lettore a riflettere troppo su cosa stia leggendo. Si tratta di un bene, perché il tenore medio dei dialoghi è di una bruttezza notevole e di un'improbabilità degna dei peggiori fogliettoni. Non so decidermi se siano più insopportabili i dialoghi plasticati di amore eterosessuale tra Harry Quebert (giovane) e Nola, o quelli che grondano un involontario amore omosessuale tra Harry Quebert (vecchio) e Marcus Goldman. Impossibile evitare il confronto tra questa seconda coppia e il rapporto che ho con il mio mentore di scrittura, difficile mantenere il controllo. Entrambi i personaggi di Harry e Marcus, singolarmente, sono connotati come non-gay in modo molto esplicito, ma i loro dialoghi sono di un finocchio, di un falso e di un imbarazzante da sembrare a tratti una vera e propria parodia.
Come se non bastasse quasi tutti i personaggi, maschi e femmine che siano, parlano allo stesso modo. 

Stile: (0)
Le sequenze filano lisce e scorrevoli. Lo stile è piuttosto amorfo, le sfumature sono rare. Detto questo, sarebbe ingiusto negare ogni valore estetico-stilistico a questo romanzo. Semplicemente, tale aspetto non è affidato allo stile dei periodi, ma al modo in cui sono disposti (vedi Intreccio). 


Trivio


Fabula: (-1)

Sufficientemente articolata e sviluppata, con un'accorta selezione di argomenti per avere una presa sicura sulla sensibilità dei lettori (e soprattutto delle lettrici): i libri, gli scrittori, la sessualità di una ragazza troppo giovane, i sentimenti di una fitta rete di personaggi che si mescolano a bugie, apparenze e misteri sanguinosi, e infine i gabbiani. Qua e là si incontrano anche temi un po' meno scontati, come lo spietato modus operandi dell'editoria delle alte tirature e le battaglie retorica a cui sono costretti gli scrittore dell'editoria scandalistica; ma generalmente ho l'impressione di un romanzo studiato a tavolino. Studiato male, a giudicare da quanto tardi i personaggi si pongano domande ovvie come "Cos'ha fatto Nola per il 90% della sua vita?", così come dalla banalità semplicistica della soluzione della vicenda, che ha fatto barcollare la credibilità già non perfetta dell'intero impianto. Possibile che nessuno ci avesse mai pensato, con tutto quello che era successo? Meglio poi non parlare di originalità: se all'inizio della lettura qualcuno vi sussurra all'orecchio: Cyrano de Bergerac e Twin Peaks, sappiate che da quel momento in poi di originalità non ne troverete nemmeno un briciolo. Ma, come si vedrà nel prossimo capoverso, la debolezza della fabula e dei personaggi è dissimulata con grande efficacia dall'unico aspetto eccellente del romanzo.

Intreccio: (+2) 
Ecco il punto di forza de "La verità sul caso Harry Quebert". La struttura della narrazione è complessa, articolata e stimolante: il piano temporale del 1975 si alterna di continuo, nelle testimonianze degli interrogati e nelle memorie di Harry sotto accusa, a quello del 2008 in cui Marcus conduce le sue indagini ricostruttive; a questi due piani principali se ne alternano un gran numero di intermedi, dai ricordi scolastici del giovane Goldman alle confidenze della barista locale, che approfondiscono l'ambientazione e distolgono l'attenzione dai lunghi e improbabili dialoghi che i personaggi hanno fra di loro. Non è tutto: ogni capitolo è ordinato sotto forma di un conto alla rovescia, ed è aperto da una serie di "regole" di scrittura e di vita che Harry impartisce a Marcus nel corso del loro rapporto. Alle orecchie di uno scrittore alcune di esse sono ovvietà, altre virtuosismi, altre stupidaggini; ce ne sono tuttavia anche un certo numero di valide e simpatiche. In ogni caso il lettore medio non è in grado di distinguerle, quindi funzionano. Per il lettore abituato a storie sequenziali (alte o basse che siano) un intreccio elaborato e ben gestito è sufficiente per suggerire una credibilità molto maggiore di quanto la storia meriti in realtà, portandolo a sorvolare sui suoi numerosissimi difetti. Ecco spiegato, a mio avviso, il giudizio così altalenante dato a questo romanzo. Meditiamo, scrittori: meditiamo.

3C: (-1)
Il libro è troppo lungo e la sua qualità media è troppo scarsa per aspettarsi che Coerenza, Consistenza e Credibilità siano garantite sempre e comunque. In ogni caso, si tratta di una polverizzazione di crepe sparpagliate e costanti, che fanno storcere il naso a un lettore un po' esperto, ma possono passare inosservate agli occhi dei più. I casi più eclatanti sono stati già descritti in corrispondenza di Dialoghi e Personaggi.

Voto complessivo: Da evitare. (-4)

Stock phrase: "La verità sul caso Harry Quebert" non è un dipinto fatto di sfumature ma un mosaico di tessere monocrome, accostate l'una all'altra con maestria. Purtroppo sia le singole tessere che il disegno complessivo sono di scadente qualità.

mercoledì 23 ottobre 2013

Benvenuti!

Salve a tutti e benvenuti sul mio blog!

Sono Livio Gambarini - sul web Signore dei Benelli - e mi occupo di narrativa a quanti più livelli possibile.

Che ci sarà, su questo spazio? Un sacco di cose, prevalentemente legate alla lettura (che mi accompagna ormai da venti anni), alla scrittura (che spero mi accompagnerà sempre), e a tutte le diramazioni di queste due cose, spaziando dall'editing alla recensione, dall'audio-libro ai consigli di lettura, dalla segnalazione di concorsi alle iniziative con cui entro in conmio cammino di scrittore; cercherò quindi di menzionare tempestivamente apparizioni pubbliche, presentazioni, menzioni ecc.
tatto. Infine, anche per aggiornare chi mi conosce sull'andamento del

Apro infine questo blog per confrontarmi con altri che condividono le mie passioni. Spero che ciò che ho imparato possa essere di aiuto ad altri: la scrittura è un cammino difficile e complesso, che può elevare nei cieli e affondare negli abissi più profondi. Qualunque sia la destinazione di uno scrittore, l'importante è che abbia il controllo del proprio timone.
Un saluto e un abbraccio a tutti,

Livio